La scuola al tempo della DAD

In seguito all’ordinanza regionale emanata il 21 ottobre 2020, anche il nostro istituto ha pian piano dovuto piegarsi alle direttive espresse e avviare la didattica a distanza; prima è spettato ai liceali, poi agli studenti di seconda e terza media, dopo il dpcm del 3 novembre.

Ancora una volta, insegnanti e studenti si trovano separati da uno schermo, distanti gli uni dagli altri molto più di due metri. Tuttavia, la didattica, la scuola non si fermano, ma procedono con ancora più vigore. Successivamente all’esperienza analoga vissuta lo scorso anno scolastico, l’Arici affronta con maggior prontezza e fiducia la situazione, con l’idea di continuare a fare scuola non a distanza, ma nella distanza, come la Preside ha precisato con efficacia durante l’inaugurazione del nuovo anno scolastico 2020/2021 presso il museo diocesano. Allora gli allievi della secondaria di primo e secondo grado si ritrovano dinanzi alla medesima condizione di qualche mese fa, anche loro più consapevoli e preparati di ciò che li attende, seppur con punti di vista diversi e sensazioni contrastanti.

Il metodo della DaD è stato fin da subito uno degli argomenti controversi e dibattuti sullo scenario politico e culturale degli ultimi tempi, ma, soprattutto, tra gli studenti stessi. Ognuno vive e affronta tale momento secondo una propria soggettività, in base anche alla sua storia e persona.
L’esperienza della didattica a distanza presenta con sé indubbi vantaggi e svantaggi, pro e contro, che influiscono sulla visione positiva o pessimistica di tutti coloro che ne fanno esperienza.
Le lezioni da remoto ottimizzano i tempi degli spostamenti e agevolano così gli studenti che risiedono in altri paesi e permettono inoltre allo studente di vivere l’esperienza della scuola dal proprio nido familiare, con la possibilità di godere della calma e del conforto che l’ambiente domestico può offrire.
Il rischio è però quello di cedere alle diverse distrazioni che un contesto del genere presenta in confronto alle lezioni tenute sui banchi di scuola o di affrontare la didattica in modo passivo, senza quel coinvolgimento, anche emotivo, tipico dell’atmosfera che si respira nelle aule.

Per quanto si riconoscano la validità e la necessità della DaD nel particolare periodo di emergenza sanitaria, è innegabile il sentimento di nostalgia che coinvolge gli studenti per quel modo di fare scuola a cui son sempre stati abituati; i rapporti sociali, la dimensione del contatto vengono meno, ora isolati emerge il timore di ricadere in una nuova monotonia, soprattutto con l’avvento di un prossimo lockdown. Manca quella gestualità, quel rapporto non solo presente tra compagni, ma che si instaura anche tra il docente e la classe, all’interno della quale, oltre alla scuola, trovano spazio momenti di svago e ilarità.
Se alcuni avanzano un paragone fra queste due esperienze, altri preferiscono viverle e guardarle con distacco, non paragonabili perché troppo diverse, secondo una loro prospettiva.

Ciononostante, la didattica a distanza è una realtà alla quale non si sfugge: compito degli studenti e professori è provare a creare – se non è possibile ricostituire l’esatto clima della classe in presenza – un’atmosfera nuova, non meno attiva e coinvolgente. È necessario affrontare il cambiamento con positività; la DaD può quindi diventare un’esperienza costruttiva di cui fare tesoro, una volta tornati sui banchi, di ciò che si è imparato al di là delle materie.
Un’esperienza che insegna ad andare avanti nonostante le difficoltà, a maturare, a mantenere vivi e consolidare i legami in un momento di estrema lontananza fisica.

La scuola al tempo della DAD

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In seguito all’ordinanza regionale emanata il 21 ottobre 2020, anche il nostro istituto ha pian piano dovuto piegarsi alle direttive espresse e avviare la didattica a distanza; prima è spettato ai liceali, poi agli studenti di seconda e terza media, dopo il dpcm del 3 novembre.

Ancora una volta, insegnanti e studenti si trovano separati da uno schermo, distanti gli uni dagli altri molto più di due metri. Tuttavia, la didattica, la scuola non si fermano, ma procedono con ancora più vigore. Successivamente all’esperienza analoga vissuta lo scorso anno scolastico, l’Arici affronta con maggior prontezza e fiducia la situazione, con l’idea di continuare a fare scuola non a distanza, ma nella distanza, come la Preside ha precisato con efficacia durante l’inaugurazione del nuovo anno scolastico 2020/2021 presso il museo diocesano. Allora gli allievi della secondaria di primo e secondo grado si ritrovano dinanzi alla medesima condizione di qualche mese fa, anche loro più consapevoli e preparati di ciò che li attende, seppur con punti di vista diversi e sensazioni contrastanti.

Il metodo della DaD è stato fin da subito uno degli argomenti controversi e dibattuti sullo scenario politico e culturale degli ultimi tempi, ma, soprattutto, tra gli studenti stessi. Ognuno vive e affronta tale momento secondo una propria soggettività, in base anche alla sua storia e persona.
L’esperienza della didattica a distanza presenta con sé indubbi vantaggi e svantaggi, pro e contro, che influiscono sulla visione positiva o pessimistica di tutti coloro che ne fanno esperienza.
Le lezioni da remoto ottimizzano i tempi degli spostamenti e agevolano così gli studenti che risiedono in altri paesi e permettono inoltre allo studente di vivere l’esperienza della scuola dal proprio nido familiare, con la possibilità di godere della calma e del conforto che l’ambiente domestico può offrire.
Il rischio è però quello di cedere alle diverse distrazioni che un contesto del genere presenta in confronto alle lezioni tenute sui banchi di scuola o di affrontare la didattica in modo passivo, senza quel coinvolgimento, anche emotivo, tipico dell’atmosfera che si respira nelle aule.

Per quanto si riconoscano la validità e la necessità della DaD nel particolare periodo di emergenza sanitaria, è innegabile il sentimento di nostalgia che coinvolge gli studenti per quel modo di fare scuola a cui son sempre stati abituati; i rapporti sociali, la dimensione del contatto vengono meno, ora isolati emerge il timore di ricadere in una nuova monotonia, soprattutto con l’avvento di un prossimo lockdown. Manca quella gestualità, quel rapporto non solo presente tra compagni, ma che si instaura anche tra il docente e la classe, all’interno della quale, oltre alla scuola, trovano spazio momenti di svago e ilarità.
Se alcuni avanzano un paragone fra queste due esperienze, altri preferiscono viverle e guardarle con distacco, non paragonabili perché troppo diverse, secondo una loro prospettiva.

Ciononostante, la didattica a distanza è una realtà alla quale non si sfugge: compito degli studenti e professori è provare a creare – se non è possibile ricostituire l’esatto clima della classe in presenza – un’atmosfera nuova, non meno attiva e coinvolgente. È necessario affrontare il cambiamento con positività; la DaD può quindi diventare un’esperienza costruttiva di cui fare tesoro, una volta tornati sui banchi, di ciò che si è imparato al di là delle materie.
Un’esperienza che insegna ad andare avanti nonostante le difficoltà, a maturare, a mantenere vivi e consolidare i legami in un momento di estrema lontananza fisica.